Novembre 2025
Era una di quelle sere in cui eri contento di avere un tetto sopra la testa e un fuoco caldo acceso.
Micael allungò i piedi verso il potager. Le calze, umide per la giornata passata nel campo, fumavano. Si sistemò meglio sulla vecchia seggiola che era stata di suo padre e del padre di suo padre prima di lui. Il legno scricchiolò e Micael pensò che quella sedia fosse un po’ come il suo scheletro. Squittiva e gemeva, si torceva e lamentava, ma alla fine resisteva. Giorno dopo giorno. Stagione dopo stagione. Anno dopo anno.
La pentola sul fuoco borbottava. Aveva aggiunto alla verza raccolta in giardino, qualche patata e una vecchia cipolla trovata nel fondo di un sacco in cantina. Sul tavolo il pane nero era già tagliato a pezzetti, così come qualche tocchetto di fontina che avrebbe regalato un po’ di grasso a quel piatto povero.
D’improvviso l’uomo sembrò ricordare qualcosa. Calzò i sabot e si arrampicò sulla sedia per raggiungere il graticcio in legno dove ancora rimaneva qualche castagna messa lì ad affumicarsi. Ne afferrò qualcuna, le spezzò grossolanamente e le fece cadere nella zuppa che bolliva. Poi, cercò nella madia un vecchio sacchetto di stoffa e scosse fuori da quello dei frammenti secchi di porcino, quello che restava
“Secondo me, la castagna darà quel sapore dolce che renderà la soupa ancor più buona” – pensò tra sé e sé – “e i funghi aggiungeranno l’odore del bosco”.
“Secondo me, la castagna darà quel sapore dolce che renderà la soupa ancor più buona” – pensò tra sé e sé – “e i funghi aggiungeranno l’odore del bosco”.
Micael era così. Aveva una passione per gli odori e i sapori e sapeva accostarli. Era capace di preparare, con pochi ingredienti, quello che c’era a portata di mano, dei piatti deliziosi. Ed erano tanti gli amici che passavano senza avvisare, con un bottiglione di vino rosso in una mano e una bottiglietta di liquore nell’altra, inventandosi scuse improbabili per scroccare una cena e due parole.
Soddisfatto, Micael tornò a sedersi, dopo aver mescolato con una cucchiaia di legno il contenuto del pentolone.
Fuori la sera avanzava e brandelli di nuvole restavano impigliate tra i larici che si stagliavano lungo il ripido pendio che si scorgeva dalla finestra della sua baita.
Patchoc, la sua vecchia cagna, emise un brontolio sordo, e subito dopo alcuni colpi risuonarono alla porta.
Chi poteva essere? Era la notte di Ognissanti ed era sabato. Niente di più facile che qualcuno avesse deciso di andarlo a trovare, magari dopo essere venuto in paese per onorare i vecchi che riposavano al camposanto.
Aprì la porta e guardò sorpreso la figura che riempiva l’uscio e che sembrava risucchiare tutta la luce proveniente dalla stanza.
Aveva un mantello nero, un cappellaccio nero che portava abbassato sugli occhi e una sciarpa, nera anch’essa, che ricopriva buona parte del viso. Non era alto e, per giunta, stava piegato in modo innaturale in avanti, così che gli arrivava a malapena al petto.
- Buonasera – disse Micael – ha smarrito la strada?
- No. Venivo proprio da te…
Parlava quasi sussurrando e la voce era roca. Micael faceva fatica a capire cosa dicesse.
- Venga dentro, presto. Non mi faccia entrare tutto questo umido in casa…
- No. Venivo proprio da te…
Parlava quasi sussurrando e la voce era roca. Micael faceva fatica a capire cosa dicesse.
- Venga dentro, presto. Non mi faccia entrare tutto questo umido in casa…
Lo strano personaggio fece un passo avanti. Si appoggiava ad un bastone di legno che risuonava sul pavimento d’assi consunte.
Dopo aver chiuso per bene la porta, Micael offrì con un gesto l’unica sedia della stanza mentre prendeva per sé il vecchio sgabello da mungitura. Sedendosi, osservò l’ospite misterioso che, una volta accomodato, si era iniziato a sfilare cappello e sciarpa.
Micael restò di sasso nell’accorgersi che era una vecchia donna.
- Signora, mi scusi se sono così sorpreso, ma a quest’ora non mi aspettavo visite di amici e, ancor di meno, di una donna
- Tranquillo Micael – lo sguardo della vecchia signora che percorreva la stanza si arrestò sul suo volto - mi fermo solo qualche minuto per riferirti il messaggio, e poi ti lascio alla tua cena
- Ma che maleducato che sono! – si affrettò a dire Micael – vuole un piatto di minestra calda, tanto per scaldare le ossa. E magari un bicchiere di vino rosso…
- Signora, mi scusi se sono così sorpreso, ma a quest’ora non mi aspettavo visite di amici e, ancor di meno, di una donna
- Tranquillo Micael – lo sguardo della vecchia signora che percorreva la stanza si arrestò sul suo volto - mi fermo solo qualche minuto per riferirti il messaggio, e poi ti lascio alla tua cena
- Ma che maleducato che sono! – si affrettò a dire Micael – vuole un piatto di minestra calda, tanto per scaldare le ossa. E magari un bicchiere di vino rosso…
La donna fece un cenno di approvazione con la testa e sorrise, mostrando una dentatura in cui i buchi neri erano più dei radi denti.
- Oi, merci. Un po’ di brodo caldo non mi farebbe male
- Oi, merci. Un po’ di brodo caldo non mi farebbe male
L’uomo si affrettò a riempire una scodella con la zuppa e un vecchio bicchiere con il vino. Poi li porse alla donna che, nel frattempo si era messa comoda.
- Allora? Scusi sa, ma sono curioso. Mi parlava di un messaggio
- Buona questa zuppa, ha un sapore diverso dal solito – la donna sembrava non averlo sentito – L’hai preparata tu?
- Sì. Ho aggiunto qualche castagna che mi era avanzata e delle briciole di porcino
- Bravo! Sa proprio di autunno…
- Allora? Scusi sa, ma sono curioso. Mi parlava di un messaggio
- Buona questa zuppa, ha un sapore diverso dal solito – la donna sembrava non averlo sentito – L’hai preparata tu?
- Sì. Ho aggiunto qualche castagna che mi era avanzata e delle briciole di porcino
- Bravo! Sa proprio di autunno…
Per quanto si sforzasse, a Micael quel viso non era familiare.
- Ma ci conosciamo?
- Io ti conosco, ma tu non puoi ricordarti di me. Ti ho visto che camminavi appena, ma sono dovuta andare via e solo oggi ritorno al paese.
- Era di qui?
- Non proprio, ma passavo qui le estati con le capre di mio padre. È così che ho conosciuto tua madre e siamo diventate amiche. Ed è per questo che mi ha chiesto di farti da madrina
- Non ci credo – Maicol si tormentava le mani – Tu sei Micòl, la strega!
- Ma ci conosciamo?
- Io ti conosco, ma tu non puoi ricordarti di me. Ti ho visto che camminavi appena, ma sono dovuta andare via e solo oggi ritorno al paese.
- Era di qui?
- Non proprio, ma passavo qui le estati con le capre di mio padre. È così che ho conosciuto tua madre e siamo diventate amiche. Ed è per questo che mi ha chiesto di farti da madrina
- Non ci credo – Maicol si tormentava le mani – Tu sei Micòl, la strega!
La donna scoppiò in una risata che le fece sputacchiare spruzzi di zuppa tutto intorno.
- Era tanto che non mi sentivo chiamare così. Sì, sono io, Micòl la strega, la miglior amica di tua madre… e la ragione per cui tu porti quel nome.
- Era tanto che non mi sentivo chiamare così. Sì, sono io, Micòl la strega, la miglior amica di tua madre… e la ragione per cui tu porti quel nome.
Nella mente di Maicol passavano immagini e ricordi. Sua madre che gli raccontava della madrina che viveva nel bosco e curava con le piante. Il padre che non voleva che quel nome venisse pronunciato. Il pianto disperato quando l’aveva vista andar via lungo il prato sotto la casa.
- Ma dove sei stata tutto questo tempo? Mia madre, sul letto di morte, non faceva che sussurrare il tuo nome
- Sono andata in girula. Nelle valli piemontesi e poi in Francia e poi ancora qui in Valle, dalle parti del Piccolo. Tua madre è mancata tanto anche a me…
- Ma allora perché sei andata via? E poi partire così, senza spiegazioni
- Sono dovuta scappare. Mi ero innamorata dell’uomo sbagliato e lui si era innamorato di me. Non volevo far soffrire tua mamma
- Ma dove sei stata tutto questo tempo? Mia madre, sul letto di morte, non faceva che sussurrare il tuo nome
- Sono andata in girula. Nelle valli piemontesi e poi in Francia e poi ancora qui in Valle, dalle parti del Piccolo. Tua madre è mancata tanto anche a me…
- Ma allora perché sei andata via? E poi partire così, senza spiegazioni
- Sono dovuta scappare. Mi ero innamorata dell’uomo sbagliato e lui si era innamorato di me. Non volevo far soffrire tua mamma
Un lampo balenò negli occhi di Maicol mentre tutti i ricordi andavano al loro posto. Il dolore di suo padre che si trasformava in rabbia. La comprensione di sua madre che era divisa tra la gratitudine e la nostalgia dell’amica. E il senso di abbandono che lo aveva perseguitato per settimane.
- E perché adesso sei tornata? Volevi riaprire vecchie ferite?
- Tu sai cucinare e quindi comprendi che dosare certe erbe è importante: un pizzico ravviva il gusto, una manciata rovina il sapore. I ricordi possono essere veleno o medicina, tutto dipende da come li usi.
- E perché adesso sei tornata? Volevi riaprire vecchie ferite?
- Tu sai cucinare e quindi comprendi che dosare certe erbe è importante: un pizzico ravviva il gusto, una manciata rovina il sapore. I ricordi possono essere veleno o medicina, tutto dipende da come li usi.
Maicol osservava l’anziana donna che sembrava essere stanchissima. E quella continuò:
- Le mie radici sono qui. Ho tanto amato le stesse persone che hai amato tu. Adesso sono pronta a raggiungerle, ma volevo che tu sapessi. Non ti ho mai dimenticato. Sono io ad averti insegnato a portare al naso prima e alla bocca poi tutto quello che trovavi nel bosco. Sono io ad averti trasmesso l’antica passione e conoscenza delle erbe. Domani si festeggiano i morti ed io andrò a prendere posto tra di loro.
- Le mie radici sono qui. Ho tanto amato le stesse persone che hai amato tu. Adesso sono pronta a raggiungerle, ma volevo che tu sapessi. Non ti ho mai dimenticato. Sono io ad averti insegnato a portare al naso prima e alla bocca poi tutto quello che trovavi nel bosco. Sono io ad averti trasmesso l’antica passione e conoscenza delle erbe. Domani si festeggiano i morti ed io andrò a prendere posto tra di loro.
Così dicendo la vecchia donna si alzò in piedi, indossò di nuovo cappellaccio e sciarpa e senza aggiungere un saluto aprì l’uscio e scomparve nella notte.
Maicol era impietrito.
Il vapore caldo della zuppa lo avviluppava e gli riempiva le narici degli odori dei ricordi.
Lenta, una lacrima scendeva sulla sua gota.
Il vapore caldo della zuppa lo avviluppava e gli riempiva le narici degli odori dei ricordi.
Lenta, una lacrima scendeva sulla sua gota.
Testo di Franz Rossi
Foto di Walter Meregalli
Foto di Walter Meregalli